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Martedì, 21 Febbraio 2023

Wonder diventa società benefit

Wonder diventa società benefit: dopo 75 anni, l’evoluzione non si ferma.

UNO STATUTO AGGIORNATO, NUOVE RESPONSABILITÀ E UN IMPEGNO CHE SI RINNOVA, IN CONTINUITÀ COL PASSATO: LAVORARE PER IL BENESSERE DELLE PERSONE, DELL’AMBIENTE E DELLA COMUNITÀ.

È una nuova fase dell’evoluzione aziendale quella inaugurata da Wonder per celebrare il suo settantacinquesimo compleanno. Dopo mesi di preparazione, lo scorso dicembre è stato infatti ufficializzato il passaggio a società benefit: un passaggio che rappresenta una tappa fondamentale del percorso iniziato negli anni Quaranta con il fondatore, l’Ingegner Gianfranco Carutti.

“Quello di mettere il bene dei lavoratori e della comunità al centro della nostra visione aziendale – sottolinea il DG Matteo Gosi – è qualcosa che abbiamo sempre fatto, quindi per noi si tratta in sostanza di rinnovare questo impegno e di metterlo nero su bianco. Nel 2022 Wonder ha compiuto 75 anni e ci siamo chiesti come avremmo potuto celebrare un anniversario così importante: trasformarci in società benefit ci è sembrato un buon modo di farlo e dopo alcuni mesi di lavoro siamo riusciti a completare il passaggio con il cambio di statuto entro l’anno, lo scorso dicembre. Onestamente, all’inizio non speravamo di fare in tempo e questo ci dà ancor più soddisfazione”.

Essere società benefit

Nate negli Stati Uniti nel 2010 con il nome di B Corp (Benefit Corporation) e disciplinate in Italia con la Legge di Stabilità 2016 (n. 208/2015), le società benefit sono una particolare forma giuridica che ha come scopo il bilanciamento tra interessi economici – il profitto – e interessi pubblici/sociali – il beneficio comune.

“In pratica – spiega Gosi – si vanno a integrare nella strategia aziendale obiettivi che vanno oltre la più tipica creazione di valore per i soci. Allarghiamo la platea degli stakeholder: i beneficiari della generazione di valore devono essere anche i dipendenti, i collaboratori e l’ambiente in cui si opera, sia quello naturale sia la comunità di cui facciamo parte. Tutto questo deve essere incluso nelle linee strategiche e nei budget, ogni azione intrapresa dall’azienda deve essere comunicata in modo trasparente e sottoposta a una misurazione dell’impatto, per esempio in termini di gradimento e miglioramento del benessere e delle condizioni di lavoro”.

Questione di obiettivi e di metodo

Non sono solo gli obiettivi quindi a rendere differente una società benefit da una non, ma anche il feedback del personale in merito alle decisioni interne. “Per decidere se fare una determinata cosa negli interessi dei dipendenti – continua il DG – noi chiediamo direttamente alle persone, magari testando la possibile soluzione all’interno di un ventaglio di alternative. Usiamo una piattaforma per creare dei sondaggi interni, inviando una notifica via sms e via email al personale, che seguendo un link può votare l’opzione preferita. I risultati ci arrivano in tempo reale e in forma anonima, così da garantire la privacy di ognuno ed evitare qualsiasi tipo di condizionamento. Non è obbligatorio, ma ci sembra il modo corretto di operare. Poi, con lo stesso sistema e seguendo le direttive del nuovo statuto, misuriamo quanto l’iniziativa scelta sia stata effettivamente apprezzata e tutti i dati finiscono nella relazione di impatto, che deve essere allegata al bilancio. In questo senso, essere una società benefit vuol dire adottare un metodo e applicarlo con disciplina e trasparenza sempre, anche nelle questioni apparentemente meno importanti, perché in realtà ogni scelta ha un peso nelle dinamiche della vita in azienda, per cui nulla deve essere trascurato”.

Impegnarsi per il bene comune

Sono diverse nel concreto le vie percorribili per migliorare il benessere del lavoratore, migliorando la qualità del tempo passato in azienda, rendendo le mansioni di ognuno più agevoli e sicure e offrendo un supporto anche per la vita privata.

“Tra le iniziative più recenti – racconta il manager – abbiamo rifatto i pavimenti e cambiato l’illuminazione di alcuni reparti, un restyling non solo estetico, che migliora di parecchio le condizioni di lavoro. A fine 2021 abbiamo aperto il Ristorante Wonder, un vero e proprio ristorante in azienda, rivolto a tutti i dipendenti a pranzo e a cena e a disposizione anche per piccole feste, meeting, incontri con clienti, fornitori e collaboratori. Più recentemente abbiamo inaugurato un corner per le pause in produzione e una grande terrazza dove le persone possono trovarsi per un caffè o per una partita a calcio balilla. In più, da sempre organizziamo svariati corsi di formazione multidisciplinari durante le ore di lavoro, per offrire a tutti la possibilità di restare aggiornati, e da un paio d’anni abbiamo attivato anche il ‘commercialista in azienda’ (a cui tutti possono rivolgersi a un prezzo agevolato per dichiarazioni dei redditi o altre questioni fiscali), che da quest’anno è stato affiancato anche da un servizio di orientamento legale”.

Un trend che segna il futuro

A giugno 2022 erano circa duemila le società benefit in Italia, più del doppio dell’anno precedente: un fenomeno ancora modesto a livello di numeri, ma destinato a crescere e a diffondersi sempre più in tutti i settori.

“Nei prossimi anni cambieranno molte cose – precisa Giovanni Gosi, CFO e responsabile d’impatto – ed è positivo, perché significa che si sta iniziando seriamente a mettere sostenibilità e benessere del lavoro in cima alle priorità, aderendo agli obiettivi di sviluppo dettati dall’Agenda 2030. A livello di sistema, c’è da aggiungere che se un’azienda opera all’interno di una filiera strutturata farà meglio a valutare al più presto l’integrazione di queste tematiche nella propria strategia: i grandi gruppi internazionali sono partiti da tempo e presto chiederanno anche ai fornitori di adeguarsi, generando un effetto a catena su tutta la filiera. Il fine ultimo è mettere in moto un circolo virtuoso in grado di incrementare la qualità del lavoro e il benessere collettivo, consentendo alle aziende di operare in modo responsabile, profittevole e sostenibile”.